I poeti dell'Ariete giudicano la poesia al tempo del computer



Ringrazio l'amico poeta Luigi Giurdanella per avermi permesso di pubblicare sul blog «Calcio alla Poesia» il suo articolo di apertura per «I Poeti dell'Ariete news», giornale del gruppo "I Poeti dell'Ariete" di cui faccio parte da alcuni anni.

Incontro affollatissimo quello di "Lettura libera di poesia" di mercoledì 18 ottobre, il primo della nuova stagione poetica. La manifestazione, molto coinvolgente, si è svolta in un clima di cordialità ed entusiasmo (si veda la cronaca puntuale e sapiente che ne ha fatto Maria Grazia Messa nel gruppo "I Poeti dell’Ariete" su Facebook). Il tutto favorito dall’accogliente ambiente del Gran Caffè al Foro, che ormai ci ospita da ben sei anni: ringraziamo di cuore il Signor Fabio per la generosa disponibilità, e il personale tutto per la gentilezza e discrezione.

Certo che in una città come Milano, nota per essere una città frenetica, sempre di corsa, la nostra è da considerarsi un’oasi felice; oserei dire una anomalia che chiamerei: “la Milano slow”, ma con il significato non di lenta ma di riflessiva. Se pensiamo alla società d’oggi, efficientista e computerizzata, sapere che ci sono persone che indugiano prendendo carta e penna per riportare pensieri ed emozioni, fissare l’ispirazione sprigionata dai temi assegnati di volta in volta, è quanto meno singolare. Quando dico che prendono carta e penna non è un eufemismo ma una realtà, in quanto molte poesie presentate agli incontri sono scritte manualmente e una volta lasciatemele per essere inserite nel nostro Giornalino, cimentandomi a volte in un sano esercizio di interpretazione calligrafica, le conservo con estrema cura nel mio archivio! Ecco «I Poeti dell’Ariete News» familiarmente chiamato il Giornalino, dove vengono riportati, e per la maggior parte copiandoli, i testi letti nei nostri incontri, è uno strumento molto importante, direi essenziale, affinché tanta umanità poetica non venga dispersa nel nulla.

A tutti coloro assuefatti all’uso del computer, pertanto molto addentro sulle grandi possibilità che l’intelligenza artificiale può avere, questo mio discorso può sembrare inattuale, se non addirittura reazionario, specialmente se hanno letto delle capacità “poetiche” che il programma Xiaoice sviluppato da Microsoft, possiede. La notizia dal titolo: Il computer scrive versi, è stata riportata sul supplemento del «Corriere della Sera» “La lettura” numero 292 del 2 luglio 2017. Il programma Xiaoice, che produce testi automaticamente, è stato sviluppato in Cina (e dove se no ...?!) e ha già scritto diecimila poesie in soli quattro mesi ... E allora in un’epoca dove tutto è già stato digitalizzato, l’unica via possibile per scrivere ancora poesie è rivolgersi al computer? Forse è il caso di interrogarsi, ancora una volta, sul ruolo della poesia nella società odierna. C’era una volta una vita letteraria, era interessante, si discuteva molto, ma ci dava la possibilità d’intendere la poesia. La poesia era considerata la tensione viva della parola. Versi di folgorante illuminazione, che hanno avuto spesso un valore di anticipazione, era come se attraverso la poesia si compisse ogni volta un piccolo processo di rivelazione che faceva presa sul mondo. Eravamo tutti consapevoli della tremenda grandezza della poesia. Ma forse la ricerca poetica ha raggiunto oggi una specie di esaurimento di risorse, non ci sono più margini per conseguire un indispensabile effettiva novità, forse è per questo che si ricorre al computer e al suo sfruttamento sistematico. Dicono che è il segno dei tempi che cambiano. Dobbiamo allora dedurre che il nostro mondo si sta spegnendo per esaurimento delle risorse spirituali e intellettuali che lo avevano reso una civiltà? No, non può essere così.

Noi diciamo che qualsiasi progresso tecnico che non abbia al centro l’umanità è un’innovazione che non ci interessa e ribadiamo che noi andiamo avanti sicuri che, incontro dopo incontro, emergeranno, grazie alle nostre poesie, nuovi stimoli e spunti di riflessioni utili alla vita. Un poeta, indagatore degli abissi dell’anima, non si adagia nei limiti di un meccanicismo; non gli serve uno strumento per verseggiare: è la vita stessa che costruisce i versi. Il componimento poetico, spesso è strumento di denuncia delle ingiustizie, dei disastri ambientali, delle responsabilità disattese, delle corruzioni morali. Il futuro vive in noi stessi, pur con le tante contraddizioni. Non vorrei sembrare retrogrado, anch’io, come tanti altri, uso il computer, considerandolo uno strumento formidabile, ma senza esserne succube. Ma a dispetto di quelli che ci considerano fuori tempo, e per controbattere quella deleteria dabbenaggine che riduce il progresso a una macchina impazzita che smonta, tritura, spezzetta parole producendo versi, dobbiamo continuare tenacemente a verseggiare con carta e penna, considerandoli armi preferenziali per una resistenza passiva.

Luigi Giurdanella da «I Poeti dell'Ariete news» — Numero 134 novembre 2017

* * *

Per gentile concessione di Luigi Giurdanella