Capitombolo sul tombino
Un giorno, mentre mi allenavo correndo assieme a degli amici, sono rovinosamente caduto a terra dopo aver inciampato su un tombino. Eppure, quella lastra di ferro, è sempre stata lì. Il tempo, e il peso dei veicoli che da anni vi passano sopra, hanno incrinato il tombino quel tanto da renderlo sporgente e serpente. E mi ha colpito. Purtroppo anche loro, con tutta quell'anima di metallo, cedono ai rigori della natura. L'accaduto mi ha ispirato la seguente lirica:
Sono caduto per terra,
mi sono sporcato di stelle.
La luce polverosa del mattino presto
usciva come fumo dalla bocca.
Stavo a terra come un ferito di guerra,
toccavo la parte dolente del cuore:
era tutto in ordine,
disordinatamente mi sono rialzato,
ho ripreso a camminare,
correre da dove il percorso di corsa
si era interrotto come un corto circuito.
Sono sgusciato fuori dalla carta da zucchero
della bambina paura,
il tombino crudele porta i segni della mia pelle
mentre il tempo non si spellava a passare.
Dario F. Pericolosi